18 agosto 1765 – Pietro Leopoldo Granduca di Toscana

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Chiesa di San Marco
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Firenze 365, la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore del libro omonimo edito da apice Libri 

Fatti e aneddoti legati alla storia della città di Firenze raccontati giorno per giorno

Un aiuto per conoscere la nostra semenza e per intuire il nostro futuro.

Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
me per seguir virtute e canoscenza   (Dante, Inferno, canto XXVI)

18 agosto 1765 – Pietro Leopoldo Granduca di Toscana

Dopo la morte di Francesco Stefano di Lorena, Pietro Leopoldo, secondo maschio della famiglia imperiale, ottenne la corona di granduca di Toscana. Fu un chiaro esempio di sovrano del Settecento, illuminato e saggio. A lui si devono la soppressione dei conventi, l’abolizione della tortura, della pena di morte e dei vincoli di manomorta: una serie di privilegi in materia di successione di cui godevano soprattutto gli enti ecclesiastici.

Pietro Leopoldo era sposato a Maria Luisa di Borbone da cui ebbe ben sedici figli. Nonostante questo la voce popolare accreditò al granduca molte amanti. Maria Luisa, rassegnata alle scappatelle spesso si lasciava andare anche a battute sulla sua sfortunata condizione. Si racconta che in occasione delle escursioni alle cascine invitasse i principini a salutare in questa maniera i bambini che incontravano per strada:

Rispondete… potrebbero essere vostri fratelli (Maria Luisa di Borbone)

La più duratura fra le sue relazioni extraconiugali di Pietro Leopoldo fu quella con Livia Raimondi Malfatti. Un’avvenente popolana con l’ambizione del ballo, figlia del cameriere Geppetto.

In una delle sue prime esibizioni fu sonoramente fischiata dagli studenti dell’Università di Pisa. Il padre in seguito all’episodio chiese udienza al Granduca per protestare nei confronti di quel trattamento. Non si conoscono gli argomenti usati del buon Geppetto, ma certo Livia si fece intendere bene visto che diventò la favorita del Granduca.

Spodestò da tale ruolo Anna Cowper, la moglie di un lord inglese che i fiorentini chiamavano Miledi. Nel 1775 Pietro Leopoldo incaricò l’architetto Bernardo Fallani di costruire una palazzina per l’amante. Come sede fu scelta la parte di piazza San Marco occupata da stanzoni anticamente usati come laboratorio dagli arazzieri. L’edificio realizzato in stile neoclassico è rimasto noto come Palazzina o Casino (piccolo palazzo con giardino) della Livia. Insomma un’Olgettina d’antan.

Quando, dopo la morte del fratello Giuseppe II, Pietro Leopoldo fu chiamato a Vienna per essere nominato imperatore, lasciò a Firenze Livia e il figlio illegittimo che nel frattempo era nato. Il distacco durò circa un anno, poi la “famiglia” si ricompose a Vienna, ma Leopoldo non era uomo da rimanere sentimentalmente disoccupato per così tanto tempo e così quando Livia lo raggiunse a Vienna lo trovò già “riaccasato” con una contessa boema. Quella volte la relazione durò poco, nel giro di un altro anno a causa di una polmonite il regno di Pietro Leopoldo ebbe fine.

Daniele Niccoli

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