3 febbraio 1866 – L’imposta di ricchezza mobile

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Imposta di ricchezza mobile

Sesto giorno per giorno la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore dei libri Sesto una bella storia e Sesto Fiorentino – I giorni della nostra storia

Fatti e date che caratterizzano la storia e la cronaca della città di Sesto con la speranza che ci possano aiutare a conoscere la nostra semenza e a intuire il nostro futuro.
La casa sul confine dei ricordi,
la stessa sempre, come tu la sai
e tu ricerchi là le tue radici
se vuoi capire l’anima che hai (Francesco Guccini)

Sesto giorno per giorno

3 febbraio 1866 – L’imposta di ricchezza mobile

Nel 1864, su iniziativa del ministro delle finanze, Quinto Sella, fu introdotta nell’ordinamento fiscale italiano la prima tassa sui redditi dello Stato italiano. E’ rimasta in vigore fino al 1° gennaio 1974 quando fu sostituita dall’Irpef. Secondo la legge Sella, la ricchezza doveva essere accertata mediante un’autodichiarazione in cui i contribuenti dovevano indicare tutti i redditi non fondiari. A Sesto, il 3 febbraio 1866, a seguito della consegna delle cartelle per la dichiarazione da parte del Donzello (messo comunale) la popolazione si rese protagonista di un’inconsueta protesta costringendo lo stesso Donzello a riprendersi il materiale che aveva tentato di distribuire. In una lettera al prefetto il facente funzione del sindaco rilevò come mai e poi mai la popolazione si era abbandonata a proteste di questo genere. Certo non poteva immaginare quello che sarebbe successo negli anni successivi. I disordini che si verificarono in quella circostanza probabilmente accelerarono il processo d’insediamento a Sesto di una delegazione di Pubblica Sicurezza già comunque prevista da una legge del 1859.

I sestesi, d’altra parte, non avevano certo scherzato. Sempre secondo la lettera del facente funzione del sindaco, i cittadini avevano attaccato un foglio in piazza della Chiesa in cui si

incitava il popolo a bastonare i ladri del municipio per via della tassa infame che aveva messa e i padroni di casa per il rincaro delle pigioni

E quando le guardie comunali, sollecitate dagli amministratori locali, avevano staccato il manifesto, la folla aveva lungamente rumoreggiato in segno di disapprovazione.

Le proteste contro l’imposta proseguirono anche negli anni successivi, ma le forze dell’ordine si adoperarono a spegnere ogni velleità. Di un episodio curioso, ma significativo, dà conto La Nazione del 12 giugno 1871

Nel 9 dì corrente l’usciere della Pretura di Sesto fiorentino si recav ad assicurare un omnibus, pignorato a Paolo Carnesecchi, vetturale abitante in quel paese, per mancato pagamento di un semestre della tassa di ricchezza mobile. Giunto l’usciere all’abitazione del Carnesecchi incontrò una viva opposizione né potè compiere il suo ufficio. richiesta allra l’assistenza dei RR Carabinieri, tornò l’usciere alla casa del Carnesecchi, ma trovò ivi una forte radunata di gente che con minaccie e ingiurie mostrava di esser decisa ad opporsi agli esecutori della legge, talché i carabinieri e l’usciere crederono prudente sospendere ogni ulteriore operazione. Giunto per altro sul luogo un ispettore di Pubblica sicurezza ed un numeroso drappello di guardie e Carabinieri, la resistenza cessò ed il Carnesecchi stesso sborsò immediatamente la tassa che doveva

Daniele Niccoli

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