3 settembre 1402 – La peste salva Firenze

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Duomo 1
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Firenze 365, la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore del libro omonimo edito da apice Libri 

Fatti e aneddoti legati alla storia della città di Firenze raccontati giorno per giorno

Un aiuto per conoscere la nostra semenza e per intuire il nostro futuro.

Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
me per seguir virtute e canoscenza   (Dante, Inferno, canto XXVI)

3 settembre 1402 – La peste salva Firenze

Gian Galeazzo Visconti, diventato signore incontrastato di Milano, dopo aver eliminato lo zio Barnabò, iniziò ad espandere i suoi territori verso est. Prima sconfisse gli scaligeri e conquistò Verona e Vicenza, poi piegò i Carraresi e s’impadronì di Padova. In cambio di una cospicua somma ottenne dall’imperatore Venceslao di Lussemburgo il titolo di Duca di Lombardia, ma il suo vero obiettivo era di unificare l’Italia sotto l’emblema dei Visconti. In considerazione della crisi in cui versava lo Stato Pontificio e della debolezza del Regno di Napoli, l’unico vero ostacolo alle sue mire era rappresentato da Firenze, che, perciò, nonostante un tentativo di alleanza con il nuovo imperatore Roberto di Baviera rischiò di perdere la sua indipendenza.

Le vittorie nelle battaglie di Brescia contro le truppe imperiali e di Casalecchio contro le truppe bolognesi e fiorentine spianarono a Gian Galeazzo la strada per Firenze. I fiorentini, ormai accerchiati, si stavano mestamente preparando a riconoscere il trionfo del Visconti e a dichiararlo signore della loro città come già avevano fatto Siena e Pisa quando il duca milanese morì improvvisamente a Melegnano a causa della peste.

La morte del despota fu preceduta dal passaggio di una cometa, che fu interpretata dai contemporanei come presagio di sventura. Ovviamente dipende dai punti di vista. Per Firenze fu un vero colpo di fortuna, ma si sa, la storia di un popolo e di una città a volte è legata anche al fato. Quella che per Firenze poteva essere una tragedia si trasformò in un’opportunità. Quattro anni più tardi, sfruttando l’inesperienza del giovane figlio di Gian Galeazzo, Gabriele Maria Visconti, la città del giglio riuscì a ottenere la definitiva vittoria su Pisa, l’eterna rivale.

Lo scontro tra Firenze e Milano non fu solo di tipo militare. Le due città si sfidarono anche sul piano intellettuale. Gian Galeazzo Visconti si avvalse dell’opera di Antonio Loschi che nella Invectiva in Florentinos giocò sulla parola Patria dichiarando come il suo signore agisse in nome della pace necessaria alla ricostituzione di un Regno d’Italia. Per Firenze ad esprimersi fu il Cancelliere Coluccio Salutati che nella Invectiva in Antonium Luschum rivendicò invece la volontà di Firenze di non voler soccombere al tiranno che s’impone ai popoli e di difendere quel dono divino che si chiama libertà, che, secondo lui, era incarnato dalle istituzioni fiorentine e che sarebbe stato il fondamento della ricchezza artistica e intellettuale della città di Firenze.

Coluccio Salutati fu il primo di una lunga serie di cancellieri umanisti che caratterizzarono la vita politica e intellettuale di Firenze lungo tutto il Quattrocento. Dopo di lui Leonardo Bruni, Carlo Marsuppini, Poggio Bracciolini, Benedetto Accolti, Bartolomeo Scala e Niccolò Machiavelli.

 

DANIELE NICCOLI

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