Firenze 365, la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore del libro omonimo edito da apice Libri
Fatti e aneddoti legati alla storia della città di Firenze raccontati giorno per giorno
Un aiuto per conoscere la nostra semenza e per intuire il nostro futuro.
Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
me per seguir virtute e canoscenza (Dante, Inferno, canto XXVI)
9 ottobre 1406 – Definitiva conquista di Pisa
Il 9 ottobre 1406 i fiorentini riuscirono a impossessarsi definitivamente della città di Pisa. I pisani erano stati ridotti alla fame da un lungo assedio, ma questo forse non sarebbe stato sufficiente alla caduta della città senza la corruzione del capitano del popolo Giovanni Gambacorta che cedette la città in cambio di cinquanta mila fiorini.
Grazie a questa definitiva vittoria Firenze ottenne l’agognato sbocco sul mare che permise alla città di allargare i propri orizzonti commerciali. Nel 1422 la prima galera con il simbolo di Firenze salpò da Pisa in direzione di Alessandra d’Egitto. Su di essa erano imbarcati due ambasciatori della repubblica, Pier Antonio Federighi e Felice Brancacci che avevano il compito di rendere possibile la circolazione del fiorino nei mercati dell’Egitto.
I due ambasciatori ottennero un successo diplomatico e commerciale di notevole proporzioni tanto che il Brancacci volle festeggiare l’evento facendo affrescare la Cappella di famiglia all’interno della Chiesa del Carmine. L’incarico di dipingere Le storie di San Pietro fu affidato a Masolino da Panicale e Tommaso di Ser Giovanni di Mone Cassai detto Masaccio a causa della sua straccurataggine (Giorgio Vasari).
L’opera rimase incompiuta per molti anni perché, prima Masolino e poi Masaccio, furono attratti da più remunerative commissioni rispettivamente in Ungheria e a Roma. La pittura di Masaccio, che trova la sua massima espressione proprio negli affreschi della Cappella Brancacci, costituisce un punto di rottura definitivo con il tardo gotico e le rigidità medioevali. Masaccio fu il primo pittore a far uso della prospettiva e se è vero che prese spunto dagli studi e dalle idee del Brunelleschi, è certamente esclusivo il suo modo di rendere naturale la prospettiva.
le cose fatte innanzi a lui si posson chiamar dipinte,
e le sue vive, veraci e naturali (Giorgio Vasari)
Masaccio è morto prematuramente a Roma all’età di ventisette anni. Nella Chiesa del Carmine, un secolo dopo la sua morte, è stata apposta una lapide con un epigramma di Annibal Caro:
Pinsi, e la mia pittura al ver fu pari;
l’atteggiai, l’avvivai, le diedi il moto,
le diedi affetto; insegni il Buonarroto
a tutti gli altri, e da me solo impari (Annibal Caro)
Gli affreschi della cappella Brancacci furono terminati fra il 1481 e il 1483 da Filippino Lippi. Intanto però colui che gli aveva commissionati, Felice Brancacci, era caduto in disgrazia e condannato all’esilio in quanto genero di Palla Strozzi acerrimo nemico di Cosimo il Vecchio, nuovo Signore di Firenze.
Daniele Niccoli
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