Un americano a Roma? Non esageriamo, non importa scomodare Alberto Sordi. Un romano a Sesto Fiorentino, però, possiamo scriverlo senza problemi. Il riferimento è ad Enrico Solito. Pediatra e neuropsichiatra in forza ad Emergency, scrittore, appassionato di Sherlock Holmes, ex segretario comunale di Sinistra Ecologia Libertà, il 5 giugno scorso è stato eletto all’unanimità coordinatore locale di Sinistra Italiana Sesto. Tuttosesto.net l’ha intervistato in esclusiva.
Su cosa si concentrerà il tuo lavoro? Nel comunicato stampa del 6 giugno parli di “preparazione e crescita politica di giovani compagne e compagni in grado di prendere il mio posto nel partito“.
“E’ uno degli obiettivi principali di un dirigente politico. A Sinistra Italiana non mancano i giovani dirigenti, ma molti di loro sono in Consiglio comunale e siamo contenti che sia così. C’è bisogno di una nuova generazione che sta crescendo e che va aiutata a gestire il partito“.
A che punto è la costruzione del partito di Liberi e Uguali? Come si riparte dopo la sconfitta subita alle elezioni politiche del 4 marzo?
“In campagna elettorale abbiamo avuto la netta sensazione che l’immagine di Liberi e Uguali fosse diversa da quella che avremmo voluto. Liberi e Uguali è nato da un documento chiaramente di sinistra. Volenti o nolenti, invece, è uscita l’immagine di Pd 2.0, non doveva andare così: già durante la campagna elettorale ci dicevamo che non sarebbe dovuta essere quella la nostra immagine. Il risultato elettorale ci ha dato una battuta d’arresto e abbiamo avuto bisogno di riflettere. Nell’ambito della sbandata a destra del Paese, la nostra sconfitta è stata, però, una piccola cosa, anche se fa male. Anche se avessimo preso il 7% invece del 3,5%, le sorti dell’Italia e della sinistra non sarebbero cambiate molto. Il problema è più complesso, cioè come ricostruire la sinistra, non in Italia, ma in Europa. Per quanto riguarda il partito di Liberi e Uguali, abbiamo avviato la fase costituente, in estate prepareremo le mozioni da discutere tra settembre e ottobre e poi partiranno i congressi che ci porteranno a dicembre alla nascita del partito. Ci saranno confronto e discussione tra di noi com’è bene che sia. Il nostro è e dovrà essere nettamente un partito anti liberista e di sinistra che difende la povera gente, cosa che le due destre in Italia non fanno: la grande destra di Salvini che sta dalla parte dei padroni e il ‘fronte repubblicano’ che difende l’Europa della Merkel. Noi siamo un’altra cosa”.
In tanti dicono “la sinistra non esiste più”.
“Sono stupidaggini. Se si intende la sinistra parlamentare, intanto, non è vero: piccoli, ma siamo orgogliosamente in Parlamento. Le grandi organizzazioni di massa della sinistra non ci sono più, ma la gente povera esiste, esistono i loro interessi, i loro avversari, le loro rivendicazioni: chi dice ‘non sono né di destra, né di sinistra”, sta preparando una risposta di destra. La storia del ‘non sono né di destra, né di sinistra’ esisteva già nell’Ottocento, si chiamava trasformismo, poi è arrivato il qualunquismo. La povera gente non la difende più nessuno, questo è il punto. E per povera gente intendo gli operai licenziati, sfruttati, i precari che vivono con contratti di 24 ore senza diritti, i migranti, i commercianti ammazzati dalle tasse e tanti altri. Nel nostro Paese poca gente ha sempre di più. Il Partito Democratico, che una volta era la sinistra, ha scelto come suo simbolo Marchionne, un uomo che ha portato all’estero le fabbriche di cui era responsabile, che ha preso residenza all’estero per non pagare le tasse in Italia, che espelleva i lavoratori sindacalizzati dalle fabbriche. Quella sinistra lì ha tradito, noi no“.
E’ possibile ricreare una sinistra unitaria?
“Penso che, ad oggi, non esistano le condizioni per una sinistra unitaria. Lo dico con dispiacere perché la divisione è sempre rischiosa. Credo che serva partire dalla radicalità e dalla verità e la verità è che il Partito Democratico non è nemmeno un partito di centrosinistra. Renzi si è reso protagonista di una sbandata a destra notevole, questo lo riconoscono tutti, anche all’interno del Pd: ma il problema nasce molti anni prima quando viene deciso che in Italia ed in Europa la sinistra deve portare avanti una politica centrista, la svolta bleariana che all’epoca sembrava una cosa positiva. In questo senso siamo tutti colpevoli. In pochi capirono che il pacchetto Treu, per esempio, avrebbe significato l’inizio della precarizzazione. Io non sono uno scissionista, sono per l’unità sempre, ma dall’altra parte non sento nessuna riflessione. Il Partito Democratico ha fatto la guerra al popolo della sinistra, al suo stesso popolo. Non posso essere d’accordo con chi mi dice che è stato positivo aver tolto l’articolo 18. Con queste politiche, non con queste persone sia chiaro, l’unità non è possibile. C’è bisogno di una sinistra forte. Siamo deboli e piccoli al momento, ma cresceremo. Sono ottimista sulla rinascita della sinistra e del centrosinistra in Italia. Sono, invece, pessimista sul fatto che il Partito Democratico ne possa far parte. O inizia una discussione politica al suo interno o sarà l’ennesimo partito di destra come attualmente purtroppo è“.
A proposito di unitarietà, Andrea Barducci e Valdo Spini hanno lanciato l’appello per creare la casa del centrosinistra. Cosa ne pensi? Cosa risponde Sinistra Italiana all’ex sindaco di Sesto e all’ex ministro?
“Per la stima che ho nei confronti di chi ha lanciato l’appello mi sforzo di considerarlo positivamente e non una provocazione. A questa proposta politica io allargo le braccia e dico: ‘Scusate compagni, ma non ci sono le condizioni’. Di che parliamo? A livello nazionale il Partito Democratico ha fatto la guerra alla sinistra, ha teorizzato che la sinistra non dovesse più esistere. Il mio simbolo non è Marchionne. Esiste una frattura profonda e bisogna affrontarla ragionando, non ignorandola. Se si vuole pensare a un’unità bisogna dirsi la verità: noi dobbiamo fare le nostre autocritiche, ma il Partito Democratico deve tornare a pensare come ad un’organizzazione di sinistra. A livello locale il centrosinistra è esploso a opera del candidato sindaco di quattro anni fa: Sara Biagiotti. Il Partito Democratico aveva accettato l’inceneritore e l’aeroporto, malgrado la popolazione non ne volesse sapere e nonostante lo stesso Pd si fosse battuto contro l’aeroporto fino al giorno prima. In questi anni il Pd ci ha invitato a lasciar perdere, continuando a dire che era già tutto deciso. Fosse stato per loro l’inceneritore sarebbe già in funzione e invece è saltato e anche il nuovo aeroporto è in difficoltà. E a proposito di aeroporto, in Consiglio comunale Sinistra Italiana e Per Sesto hanno avanzato al governo la richiesta di annullare il decreto di VIA relativa al nuovo aereoporto. Movimento 5 Stelle e Per Sesto Bene Comune hanno votato a favore, la destra contro, mentre il Partito Democratico si è astenuto: perché? Hanno sbagliato a fidanzarsi con i grandi poteri che stanno dietro all’aeroporto. Una nuova situazione politica la si crea in Consiglio comunale: e lì continuo a non vedere nessun segnale di ripensamento. In queste condizioni come fate a chiederci di stare nella stessa sede? Capisco la difficile situazione del Pd di Sesto, ma molti altri partiti democratici della piana hanno abbandonato quella posizione: non capisco perché Sesto debba continuare a seguire gli ordini di Firenze e di Nardella. Potrebbero avere una posizione diversa, com’era diversa in passato. Rispetto questa scelta, ma non la comprendo: è una posizione anti popolare e chiaramente sbagliata. Saranno gli ultimi giapponesi della giungla a difendere un’opera disastrosa”.
Allargo l’orizzonte: Sinistra Italiana, alla luce della sconfitta di Adriano Chini alle elezioni comunali, non potrà ripetere a Campi Bisenzio il colpo Sesto. Sesto Fiorentino è l’unica isola felice del vostro partito.
“La realtà di Campi Bisenzio è particolare. Adriano Chini ha raggiunto un risultato straordinario, ha preso il 23%, è un risultato enorme. C’è da considerare che il Movimento 5 Stelle non si è presentato. Alcuni dicono che non si sia presentato per far vincere la destra: se fosse così, la missione è compiuta. Se il Movimento 5 Stelle avesse preso, ad esempio, il 4-5% dei voti, la seconda forza sarebbe stata quella di Chini e credo che per Emiliano Fossi sarebbe stato peggio che sfidare Quercioli. I compagni di Campi sanno come cavarsela e non hanno certo bisogno del mio parere. La sinistra, a Campi Bisenzio come nel Paese, c’è e farà il suo lavoro di opposizione senza sconti”.
STEFANO NICCOLI