1 agosto 1537 – Battaglia di Montemurlo

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Cosimo I a cavallo
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Firenze 365, la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore del libro omonimo edito da apice Libri 

Fatti e aneddoti legati alla storia della città di Firenze raccontati giorno per giorno

Un aiuto per conoscere la nostra semenza e per intuire il nostro futuro.

Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
me per seguir virtute e canoscenza   (Dante, Inferno, canto XXVI)

1 agosto 1537 – Battaglia di Montemurlo

Una volta assunto il potere, Cosimo I, dovette affrontare il problema dei fuoriusciti che, con l’appoggio della Francia, miravano a rovesciare il suo governo. Fra questi primeggiava il ricchissimo Filippo Strozzi antico alleato della famiglia Medici con la quale era imparentato grazie al matrimonio con Clarice nipote di Lorenzo il Magnifico.

Filippo Strozzi, che aveva mal digerito l’arroganza di Alessandro de’ Medici, a maggior ragione non accettò che l’eredità del Magnifico toccasse a Cosimo e non a suo figlio Piero. Per questo organizzò un esercito di fuoriusciti che nell’estate 1537 mossero contro le truppe del diciottenne e presunto inesperto Cosimo I.

La fretta però non fu buona consigliera e non permise agli esuli di impiegare contemporaneamente tutte le loro milizie, In particolare Flippo Strozzi insieme a suo figlio Piero e a Baccio Valori, impazienti di raggiungere Firenze, mossero da Mirandola con una schiera esigua anticipando il grosso dell’esercito guidato da Bernardo Salviati.

Attaccati nella notte del 31 luglio presso la rocca di Montemurlo dall’esercito mediceo comandato da Francesco Sarmenti furono definitivamente sconfitti durante la giornata del 1 agosto 1537.

Baccio Valori, Francesco degli Albizi, Alessandro Rondinelli e Filippo Strozzi furono condotti a Firenze e quindi imprigionati. Filippo Strozzi rimase rinchiuso all’interno della Fortezza di San Giovanni Battista (Fortezza da Basso) per più di un anno in attesa del processo che lo vedeva imputato come complice dell’assassinio di Alessandro de’Medici. Consapevole di non poter resistere alle torture, si uccise il 18 dicembre 1538. Accanto al suo cadavere fu trovata una scritta con cui si gloriava di morire come Catone ed esortava, con un verso virgiliano, i suoi alleati a vendicarlo

Exoriare aliquis nostris ex ossibus ultor (Publio Virgilio Marone)

Si tratta della imprecazione di Didone nel momento in cui si vede abbandonata da Enea.

Che nasca un giorno dalle mie ceneri un vendicatore

gridava Didone, ma così come Annibale fallì la campagna contro Roma, anche Piero Strozzi, vendicatore di Filippo, finì la sua rincorsa al potere con una cocente sconfitta. Diciassette anni più tardi sfidò, con l’appoggio della Francia di Caterina de’ Medici, Cosimo I, ma fu sbaragliato sul campo di battaglia di Scannagallo e costretto a rinunciare a ogni sogno di gloria e di potere.

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