Firenze 365, la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore del libro omonimo edito da apice Libri
Fatti e aneddoti legati alla storia della città di Firenze raccontati giorno per giorno
Un aiuto per conoscere la nostra semenza e per intuire il nostro futuro.
Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
me per seguir virtute e canoscenza (Dante, Inferno, canto XXVI)
13 aprile 1300 – Incontro in Purgatorio tra Dante e Beatrice
La maggior parte degli studiosi della Divina Commedia, sulla base dei segni lasciati da Dante all’interno della sua opera, sono convinti che il cammino del Sommo Poeta attraverso i tre Regni dell’al di là sia durato sette giorni. Sulla data d’inizio di questo viaggio esistono più tesi. Secondo alcuni il cammino di Dante avrebbe avuto inizio il giorno della morte di Cristo che nel medioevo si riteneva essere avvenuta esattamente a trentaquattro anni di distanza dal concepimento e quindi il 25 marzo.
Per altri invece la data esatta sarebbe il Sabato Santo del 1300 visto che la notte in cui Dante si smarrì nella selva c’era il plenilunio, e com’è noto, la Pasqua cristiana cade sempre la domenica successiva al primo plenilunio di primavera. Stando a quest’ultima ipotesi, cara a Natalino Sapegno, l’incontro fra Dante e Beatrice dovrebbe essere quindi avvenuto esattamente all’alba del 13 aprile 1300.
sovra candido vel cinta d’uliva
donna m’apparve, sotto verde manto
vestita di color di fiamma viva (Dante Alighieri)
Stando alle parole di Dante nella Vita Nova sarebbe stato, questo, il terzo incontro tra il poeta e Beatrice Portinari. Il primo sarebbe avvenuto quando Dante aveva nove anni, il secondo dopo altri nove anni esattamente all’ora nona del giorno. Da notare che nell’elenco delle sessanta donne più belle di Firenze, che appare sempre nella Vita Nova, Beatrice occupa la posizione numero nove e che nove sono i cerchi infernali e le sfere celesti del paradiso.
Un po’ troppo ricorrente il numero nove per essere un caso. Tutto ha una spiegazione: nove, quadrato di quel tre che indica la Trinità, non può essere che la massima espressione dell’Amore divino che nella Commedia assume le sembianze di una donna che aiuta Dante ad uscire dalla sua personale crisi mistica fino a condurlo alla conoscenza della perfezione divina. Un compito, quello di Betarice insito già nel nome che significa appunto portatrice di beatitudine.
Ma se c’è stato un fiorentino pronto ad elevare Beatrice al rango di amore divino, ne esiste un altro che è stato capace di riportarla sulla Terra con tutte le debolezze di donna di carne e ossa:
Ma icchè la mi dice signora Beatrice
si credeva la fosse felice
ad aver come amante
niente meno che Dante (Riccardo Marasco)
Daniele Niccoli
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