15 luglio 1860 – Entra in vigore la Lira

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Firenze 365, la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore del libro omonimo edito da apice Libri 

Fatti e aneddoti legati alla storia della città di Firenze raccontati giorno per giorno

Un aiuto per conoscere la nostra semenza e per intuire il nostro futuro.

Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
me per seguir virtute e canoscenza   (Dante, Inferno, canto XXVI)

15 luglio 1860 – Entra in vigore la Lira

Dopo l’unificazione dell’Italia, il Regno si trovò nella necessità di regolamentare, tra le altre cose, anche il sistema monetario. Con il provvedimento del 24 agosto 1862 fu la lira italiana ad avere corso legale e a sostituire tutte le altre monete circolanti.

In Toscana, per sventare manovre autonomiste si bruciarono i tempi: il 1° novembre 1859 il Governo provvisorio iniziò ad emettere la nuova valuta che sostituì definitivamente la vecchia il 15 luglio 1860. D’altra parte la Toscana, e Firenze in particolare, avevano una grande tradizione in termini di monete. Agli inizi del ’200, a Firenze si usava ancora il denaro d’argento così come previsto dalle riforme di Carlo Magno, ma lo sviluppo dell’economia richiese ben presto una valuta più adatta alle transazioni. Da questa esigenza, nel 1237, nacque la Zecca fiorentina che iniziò la sua attività con la produzione del fiorino grosso d’argento del valore di 12 denari (o un soldo).

Anticamente la Zecca fiorentina era ubicata nei pressi di Palazzo Vecchio, più o meno dove oggi si trova la Loggia dei Lanzi. Successivamente fu spostata nella Torre che per questo fu detta della Zecca, che faceva parte integrante della cinta muraria e che era stata eretta a protezione del ponte Reale. Un’opera in onore di Roberto D’Angiò che non fu mai realizzata.

Nel 1252 fu coniato per la prima volta il fiorino d’oro che, grazie alla crescente potenza economica e bancaria di Firenze divenne la moneta di scambio preferita in tutta l’Europa. Il fiorino pesava esattamente 3,54 grammi ed era d’oro a 24 carati. Sul diritto della moneta era rappresentato il giglio fiorentino mentre sul rovescio si trovava l’effige di San Giovanni, il protettore della città che doveva rappresentare anche una garanzia nei confronti di eventuali falsificazioni:

San Giovanni ’un vole inganni

Nonostantele capacità dei maestri della Zecca e il prodigarsi del Santo, le contraffazioni ci furono eccome. Spessò si trattò di tentativi infruttuosi e furono pagati con la condanna capitale. Il più famoso tra i falsari del periodo medioevale fu Mastro Adamo che, intorno al 1277, risiedeva in località Romena in Casentino, ospite dei Conti Guidi. I componenti della vecchia famiglia ghibellina lo spinsero a falsificare il fiorino togliendo tre dei ventiquattro carati d’oro e sostituendoli con metalli più vili.

La vendetta di San Giovanni non tardò molto. Mastro Adamo fu catturato dalla signoria fiorentina e arso vivo nel 1281.

Ivi è la Romena, là dove io falsai
la lega suggellata del Batista
per ch’io il corpo su arso lasciai (Dante Alighieri)

DANIELE NICCOLI

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