Firenze 365, la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore del libro omonimo edito da apice Libri
Fatti e aneddoti legati alla storia della città di Firenze raccontati giorno per giorno
Un aiuto per conoscere la nostra semenza e per intuire il nostro futuro.
Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
me per seguir virtute e canoscenza (Dante, Inferno, canto XXVI)
16 novembre 1502 – Botticelli accusato di sodomia
La carriera di molti pittori fiorentini del ‘400 singolarmente iniziò con i ritratti di personaggi invisi al potere che, datisi alla latitanza, dovevano essere individuati per essere sottoposti a processo. Insomma una sorta di foto segnaletica ante litteram. Nei casi più gravi i ribelli fuoriusciti erano disegnati come appiccati in modo da garantire al Potere il significato simbolico di una sentenza. Si dicevano anche impiccati in effige e spesso comparivano appesi per i piedi.
Il più celebre fra questi pittori fu Andrea del Castagno che nel 1440 ricevette l’incarico di dipingere sulla facciata del Palazzo del Bargello l’effige di alcuni latitanti appartenenti alle famiglie Albizi e Peruzzi colpevoli di aver congiurato contro Cosimo de’ Medici. L’opera valse al pittore il soprannome, non troppo onorevole, di Andrein degli Impiccati. Come se non bastasse questa sventura il Vasari nelle Vite lo indicò come responsabile della morte del suo maestro Domenico Veneziano. Si tratta però di un palese errore perché il Veneziano sopravvisse al discepolo quattro anni.
Andrea del Castagno non fu certamente un artista baciato dalla fortuna. La sua opera più importante, il Cenacolo di Sant’Apollonia, è rimasta ignota per quattrocento anni perché conservata in un convento di suore di clausura. Solo con l’abolizione degli ordini religiosi, avvenuta dopo l’Unità d’Italia, l’affresco è diventato accessibile.
Un diverso rapporto con gli impiccati ebbe Leonardo da Vinci. Nel 1479 alcuni dei partecipanti alla congiura de’ Pazzi furono arrestati e impiccati alle finestre del Bargello. Leonardo, “casualmente” da quelle parti, pensò bene di ritrarre rapidamente il cadavere di Bernardo Baroncelli che penzolava appeso per la gola.
Nella stessa occasione fu Botticelli a ricevere l’incarico di illustrare la simbolica impiccagione dei congiurati che erano riusciti a scappare. I suoi disegni furono esposti presso la porta alla Dogana del Palazzo dei Priori Era quello forse il momento di massimo fulgore dell’artista. A lui erano affidate commissioni dai Medici sia del ramo Popolano sia di quello al potere. Risale a questo periodo la serie mitologica costituita dalla Primavera, dalla Nascita di Venere, Venere e Marte e Pallade che doma il centauro. Quest’ultimo capolavoro è un omaggio alle capacità diplomatiche del Magnifico che aveva sventato una guerra che avrebbe avuto effetti devastanti per Firenze.
Il successo di Botticelli diminuì dopo la morte del Savonarola di cui era diventato un fervido sostenitore. Colto da crisi mistica, la sua tecnica pittorica non incontrò più i favori dei committenti. Ad aggravare il suo stato di prostrazione il 16 novembre 1502 sopraggiunse l’accusa di sodomia da cui, peraltro, fu prosciolto. Probabilmente si trattava di una calunnia di qualche invidioso concorrente. Calunnia e sodomia, due “arti” molto diffuse nella Firenze dell’epoca.
DANIELE NICCOLI
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