26 aprile 1478 – Congiura de’ Pazzi

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Duomo 2
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Firenze 365, la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore del libro omonimo edito da apice Libri 

Fatti e aneddoti legati alla storia della città di Firenze raccontati giorno per giorno

Un aiuto per conoscere la nostra semenza e per intuire il nostro futuro.

Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
me per seguir virtute e canoscenza   (Dante, Inferno, canto XXVI)

 

26 aprile 1478 – Congiura de’ Pazzi

Nel 1476 Lorenzo il Magnifico fece promulgare una legge che impediva a Giovanni de’Pazzi di prendere possesso dell’eredità del suocero Giovanni Borromeo.

L’intento era di fiaccare la potenza economica della famiglia rivale che si poteva avvalere dei favori di papa Sisto IV di cui curava gli interessi economici. Il risultato fu di inasprire i rapporti fra le due famiglie fiorentine. Di questi dissapori cercò di approfittare lo stesso Papa da sempre alla ricerca di un principato da offrire al nipote prediletto, Girolamo Riario, marito di Caterina Sforza.

L’ambizione del Riario era così grande che sfruttò il malcontento dei Pazzi per ordire una congiura che aveva come obiettivo quello di eliminare sia Lorenzo il Magnifico che suo fratello Giuliano.

Lo stato dunque della città era, che tutti buoni si tenean per Lorenzo e Giuliano, fratelli, e per tutti gli altri di casa Medici; sola la famiglia de’Pazzi, ed alcuni dei Salviati a contrastare il presente reggimento   (Agnolo Poliziano)

La possibilità di portare a termine il duplice omicidio si presentò in occasione di un viaggio a Firenze di Raffaele Riario, nipote del Papa. Dopo un primo tentativo sfumato per un’indisposizione di Giuliano, i congiurati decisero di agire durante la messa del 26 aprile 1478 in Santa Maria del Fiore.

Giovan Battista da Montesecco, il congiurato che aveva il compito di uccidere Lorenzo il Magnifico, si rifiutò di commettere il delitto in un luogo sacro e fu sostituito da Stefano Bagnone e Antonio Maffei, mentre Bernardo Bandini e Francesco de’Pazzi assunsero il compito di uccidere Giuliano.

Al momento dell’elevazione, Bandini colpì Giuliano con un pugnale all’altezza della nuca provocandone la morte immediata. Maffei e Bagnone provarono a fare la stessa cosa con Lorenzo, ma, non essendo esperti nell’uso delle armi, riuscirono soltanto a ferirlo lievemente ad una spalla. Grazie al sacrificio di Francesco Nori, che impedì agli assassini di portare a termine la loro azione, Lorenzo riuscì a fuggire nella sacrestia. Ai congiurati a quel punto non restò che sperare in una sommossa popolare, ma Jacopo, il capo della famiglia Pazzi arringò inutilmente la folla.

Al fallimento della congiura seguì una rapida e feroce repressione. I morti furono ben duecentosettanta. Il primo a penzolare dalle finestre di Palazzo Vecchio fu Jacopo Bracciolini, ma presto fecero la stessa fine Francesco de’ Pazzi e Francesco Salviati. Per Jacopo de’ Pazzi si dovette aspettare il giorno dopo.

Più lunga fu l’attesa per Bernardo Bandini che riuscì a raggiungere anche Costantinopoli, ma non a sfuggire alla vendetta di Lorenzo, perché il sultano Maometto II si adoperò per spedire l’assassino in catene a Firenze dove fu giustiziato.

Daniele Niccoli
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