29 settembre 1494 – La strana morte di Agnolo Poliziano

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Palazzo Medici 1
Tuttosesto

Firenze 365, la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore del libro omonimo edito da apice Libri 

Fatti e aneddoti legati alla storia della città di Firenze raccontati giorno per giorno

Un aiuto per conoscere la nostra semenza e per intuire il nostro futuro.

Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
me per seguir virtute e canoscenza   (Dante, Inferno, canto XXVI)

29 settembre 1494 – La strana morte di Agnolo Poliziano

La provvisoria riunificazione tra le chiese d’Oriente e di Occidente che avvenne a Firenze nel 1439 e la successiva migrazione di intellettuali bizantini dopo la resa di Costantinopoli del 1453 portarono a conoscenza degli europei i testi di Platone pressoché sconosciuti durante il Medioevo.

Cosimo il Vecchio acquistò molti di libri del filosofo greco e conferì a Marsilio Ficino l’incarico di tradurli in latino. L’interpretazione dei testi fu affidata a un gruppo di saggi, la famosa Accademia Platonica che si riuniva presso la villa di Careggi e che arrivò a considerare il filosofo greco il precursore di concetti filosofici tipici del cristianesimo.

La cerchia di intellettuali che si creò intorno al Ficino comprendeva, Nicola Cusano, Leon Battista Alberti, Bartolomeo Scala, Cristoforo Landino e gli stessi Giuliano e Lorenzo de’ Medici. Più tardi si aggiunsero al gruppo i più giovani Agnolo Poliziano e Pico della Mirandola. Due veri fenomeni: il primo riusciva a poetare in latino, greco e italiano, mentre il secondo era in gradi di parlare almeno sei lingue ed era dotato di una memoria che gli consentiva di recitare a mente molte opere e a declamare la Divina Commedia a ritroso partendo dall’ultimo verso.

Quando la rosa ogni sua foglia spande,
quindi è più bella, quando è più gradita,
allora è buona a metterla in grillande,
prima che sua bellezza sia fuggita;
sicché fanciulle, mentre è più fiorita,
cogliàn la bella rosa del giardino (Agnolo Poliziano)

Pico e Poliziano morirono, giovani, a poche settimane l’uno da l’altro in un periodo di grandi stravolgimenti politici: la discesa in Italia di Carlo VIII e il crescente consenso nei confronti del Savonarola. In considerazione della loro presunta omosessualità, per molto tempo si è creduto che fossero tra le prime vittime della sifilide, una malattia arrivata in Europa in seguito ai viaggi di Colombo. Il primo a morire, Poliziano, avrebbe contratto il morbo da un giovane amante trasmettendola successivamente a Pico.

Secondo Silvano Vicenti, presidente del Comitato Nazionale per la Valorizzazione dei Beni Storici, Culturali e Ambientali, si sarebbe invece trattato di avvelenamento da arsenico. A supporto della tesi, oltre che i rilevamenti sui reperti ossei, ci sarebbero i diari del cronista Marino Sanuto. Esecutore materiale dei due omicidi sarebbe stato il segretario personale di Pico, Cristoforo di Casalmaggiore. Il mandante potrebbe essere stato addirittura Piero de’ Medici che non avrebbe perdonato al suo vecchio precettore, Poliziano, e a Pico, il passaggio nelle fila di Savonarola.

Daniele Niccoli

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