Firenze 365, la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore del libro omonimo edito da apice Libri
Fatti e aneddoti legati alla storia della città di Firenze raccontati giorno per giorno
Un aiuto per conoscere la nostra semenza e per intuire il nostro futuro.
Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
me per seguir virtute e canoscenza (Dante, Inferno, canto XXVI)
4 luglio 1442 – Il cielo di San Lorenzo
All’inizio del’400 Firenze era politicamente guidata degli Albizi, ma, dal punto di vista economico ancor più importanti erano le famiglie Strozzi e Medici che, per la fortuna della città, proprio in quel periodo si sfidarono nel patrocinio di opere pubbliche e nella realizzazione dei loro palazzi signorili.
Così, se Palla Strozzi si permise i servigi di Ghiberti e di Michelozzo per la costruzione della cappella di famiglia in Santa Trìnita, Giovanni di Bicci de’Medici si rivolse a Filippo Brunelleschi per la realizzazione della Sagrestia di San Lorenzo.
L’opera fu dedicata a San Giovanni Evangelista in quanto protettore e omonimo di Giovanni de’ Medici, ma è universalmente conosciuta come Sagrestia Vecchia in contrapposizione alla Sagrestia Nuova costruita anni dopo da Michelangelo. Si tratta dell’unica opera che il grande architetto sia riuscito a completare in maniera integrale e, in assoluto, rappresenta uno dei massimi risultati ottenuti su edifici a pianta quadrata.
Gli affreschi della cupola che copre la Sagrestia raffigurano la volta celeste sopra Firenze così come si presentava la notte del 4 luglio 1442. Furono realizzati con materie di particolare pregio: oro e chiaroscuro per le costellazioni che spiccano sull’azzurrite utilizzata per colorare la volta celeste.
Il pittore Giulio d’Arrigo detto Pesello per un’esecuzione accurata, si avvalse della collaborazione del celebre astronomo Paolo Dal Pozzo Toscanelli. La singolare ricerca della precisione con cui si è voluto raffigurare il firmamento in quella precisa serata ha scatenato la curiosità di storici, astronomi e anche di astrologi.
La tesi più attendibile è quella che ritiene l’affresco un modo di celebrare l’arrivo a Firenze di Renato d’Angiò cacciato da Napoli dall’usurpatore Alfonso d’Aragona. La famiglia d’Angiò era, storicamente amica di Firenze, ed è quindi normale che l’episodio sia stato considerato come l’evento dell’anno 1442.
Per i Medici, ormai saldamente al potere, immortalare quell’importante evento rappresentò la formalizzazione del loro status di regnanti. Nei mesi di soggiorno a Firenze il sovrano angioino nominò cavaliere Andrea de’ Pazzi e tenne a battesimo suo nipote, che fu chiamato Renato in suo onore.
Questi eventi spiegherebbero la presenza di un altro identico affresco nella cupola della cappella de’ Pazzi che fu realizzato una decina di anni più tardi rispetto a quello della Sagrestia Vecchia. I Pazzi vollero in questa maniera evidenziare il rapporto privilegiato che avevano con i d’Angiò e la realizzazione del secondo affresco fu un modo per dimostrare che la famiglia più importante di Firenze non era affatto quella dei Medici. Una delle prime dimostrazioni della rivalità fra le due potenti famiglie che sfociò nella cruenta congiura del 1478 che costò la vita a Giuliano de’ Medici e tanti lutti alla famiglia Pazzi.
Daniele Niccoli
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