Firenze 365, la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore del libro omonimo edito da apice Libri
Fatti e aneddoti legati alla storia della città di Firenze raccontati giorno per giorno
Un aiuto per conoscere la nostra semenza e per intuire il nostro futuro.
Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
me per seguir virtute e canoscenza (Dante, Inferno, canto XXVI)
8 agosto 1922 – Si conclude la Fiera Internazionale del Libro
Per dare nuovo slancio al mercato editoriale italiano, che negli anni immediatamente successivi alla Prima Guerra Mondiale versava in difficili condizioni, il giornalista scrittore Enrico Barfucci, insieme a Enrico Bemporad e Giuseppe Fumagalli organizzò a Firenze la prima Fiera Internazionale del Libro.
L’evento riscosse un notevole successo tanto da essere ripetuto negli anni successivi per tre volte. L’edizione del 1922 si svolse dall’8 marzo all’8 agosto e vide la partecipazione di ben 542 espositori. Il successo fu garantito anche da una serie di attività collaterali come la mostra delle legature, quella dei decoratori e degli illustratori del libro e la Mostra Antiquaria che si tenne nel Palazzo Nonfinito di via del Proconsolo. Nel dicembre dello stesso anno lo stesso palazzo divenne sede del Museo Nazionale di Antropologia ed Etnologia in precedenza ospitato in via Ricasoli e in via Capponi.
Il museo, voluto, nel 1869, da Paolo Mantegazza, primo ordinario di Antropologia d’Italia, trovò così definitiva sistemazione in uno dei palazzi di Firenze dalla storia più singolare.
Nel 1592 Alessandro Strozzi acquistò da Camillo de’ Pazzi una serie di edifici nella zona di Borgo Albizi. L’idea era di abbatterli per costruire un lussuoso palazzo e per questo conferì l’incarico al famoso architetto Bernardo Buontalenti che guidò il cantiere per sette anni. A lui sarebbero da attribuire il pian terreno, la porta monumentale su Borgo Albizi e le finestre inginocchiate per le quali il Buontalenti si sarebbe rifatto niente meno che a Michelangelo.
Arrivati alla realizzazione dello scalone principale fra lo Strozzi e il Buontalenti insorsero contrasti così importanti circa la sua localizzazione che l’architetto finì con l’abbandonare i lavori. Fu sostituito da Vincenzo Scamozzi e poi da altri numerosi e illustri sui colleghi, ma l’edificio non fu mai completato e per questo il palazzo si guadagnò la definitiva denominazione di Nonfinito.
Il tortuoso percorso realizzativo ha fatto nascere anche una delle tante leggende che affiancano la storia fiorentina. Prima dia dare il via ai lavori, Alessandro Strozzi avrebbe stretto un patto con il diavolo: l’opera finita in un anno in cambio dell’anima del nobile fiorentino. Lo scambio non sarebbe andato a buon fine perché lo Strozzi avrebbe fatto una richiesta irricevibile a Belzebù: l’opera si sarebbe dovuta arricchire con degli arredi sacri. A quella richiesta il diavolo sarebbe scappato inorridito gridando: “Non finito, non finito” determinando l’infelice sorte dell’edificio.
Le ragioni del mancato compimento del palazzo, più verosimilmente, sono da ricercare nelle difficoltà economiche di Alessandro Strozzi anche se non si possono escludere motivi di gelosia e rivalità fra le ricche famiglie fiorentine. E’ noto infatti quanto gli Strozzi siano stati storicamente invisi alla famiglia dominate: i Medici.
Daniele Niccoli
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