Firenze 365, la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore del libro omonimo edito da apice Libri
Fatti e aneddoti legati alla storia della città di Firenze raccontati giorno per giorno
Un aiuto per conoscere la nostra semenza e per intuire il nostro futuro.
Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
me per seguir virtute e canoscenza (Dante, Inferno, canto XXVI)
23 ottobre 1373 – Boccaccio legge Dante
Con un decreto dell’agosto 1373 la Repubblica fiorentina stabilì che la Commedia di Dante fosse letta e commentata pubblicamente. Fu un tentativo, tardivo, ma opportuno, di rimediare a un danno che la città, oltre che al poeta, aveva inflitto a se stessa. L’incarico delle letture fu conferito a Giovanni Boccaccio al quale, tra le altre cose, dobbiamo l’appellativo di Divina che è universalmente premesso al vero titolo dell’opera.
Le letture si svolgevano presso la Chiesa di Santo Stefano Protomartire in prossimità di Ponte Vecchio. Si interruppero con la lettura del XVII Canto nel gennaio del 1374 forse per le cattive condizioni di salute di Boccaccio, ma non è escluso che il provvedimento sia legato alle polemiche scatenate dai teologi detrattori di Dante e dai professori dello Studio fiorentino che avevano una concezione aristocratica della Letteratura e non gradivano che i versi del Somma poeta fossero dati in pasto al volgo. Comunque sia, Boccaccio sopravvisse a quegli eventi poco più di un anno. Morì infatti il 21 dicembre 1375 al termine di una vita una quantomeno affascinante.
Or è mancata ogni poesia,
e vòte son le case del Parnaso
po’ che morte n’ha tolto ogni valore ( Franco Sacchetti)
Giovanni era il frutto di un amore infedele tra Boccaccino di Chelino e una ragazza parigina conosciuta dal padre durante uno dei suoi numerosi viaggi per conto del Banco dei Bardi. Incerto è il luogo della nascita. Potrebbe esser nato nella capitale francese, ma gli abitanti di Certaldo lo rivendicano come loro concittadino visto che nel Libro dei Fiumi, lo stesso Boccaccio parlando dell’Elsa afferma che i suoi avi erano originari proprio di Certaldo.
Secondo un’altra ipotesi, il padre della prosa volgare, sarebbe nato nella villa di Corbignano alle porte di Firenze. Qualunque sia la verità rimane che i rapporti con il padre e con la matrigna non furono mai buoni. Giovanissimo fu inviato a Napoli per studiare diritto canonico e per fare apprendistato presso il Banco dei Bardi, ma non ebbe alcun successo. Il soggiorno napoletano gli permise, però, di sviluppare la passione per la letteratura stilnovistica e di frequentare la corte angioina dove visse un intenso amore giovanile che segnò tutta la sua vita: Fiammetta. Probabilmente una figlia illegittima del re Roberto d’Angiò. Divenne il mito letterario boccaccesco così come lo erano state Beatrice per Dante e Laura per Petrarca. Sopravvisse (nelle opere del Boccaccio) ai successivi amori del poeta, ai suoi figli, alla terribile peste nera del 1348 e infine anche ai dissesti finanziari che caratterizzarono gli ultimi anni di vita del più grande novelliere italiano.
Daniele Niccoli
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Veramente Boccaccio leggeva la Commedia nella ex chiesa di Santo Stefano che si trovava dove fu edificata la Badia Fiorentina. Oggi corrisponde alla Cappella Pandolfini della Badia. Fu la prima “lectura dantis”