15 settembre 1841 – Inaugurazione della Tribuna di Galileo

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Galileo Galilei
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Firenze 365, la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore del libro omonimo edito da apice Libri 

Fatti e aneddoti legati alla storia della città di Firenze raccontati giorno per giorno

Un aiuto per conoscere la nostra semenza e per intuire il nostro futuro.

Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
me per seguir virtute e canoscenza   (Dante, Inferno, canto XXVI)

15 settembre 1841 – Inaugurazione della Tribuna di Galileo

In occasione del III Congresso degli Scienziati Italiani, all’interno di palazzo Torrigiani, già sede del museo di Storia Naturale, fu realizzata una tribuna in onore di Galileo. L’opera, voluta dal Granduca Leopoldo II e realizzata dall’architetto Giuseppe Martelli, fu inaugurata il 15 settembre 1841.

La parte centrale della Tribuna è occupata dalla statua di Galileo realizzata da Aristodemo Costoli. Alla destra della statua, in una nicchia, fino al 1927 erano esposti gli strumenti dello scienziato e anche il dito medio della sua mano destra prelevato dai resti mortali in occasione della traslazione della salma nella basilica di Santa Croce. Oggi tutto il materiale si trova al Museo Galileo.

È questi il dito, onde la mano illustre
Del Ciel scorse segnando i spazi immensi (Tommaso Perelli)

Le osservazioni astronomiche di Galileo Galilei, nonostante la condanna della Chiesa, affascinarono enormemente i granduchi di Toscana. Il più illuminato di essi, Pietro Leopoldo di Lorena, tra il 1780 e il 1790 dispose la realizzazione, proprio sul tetto di villa Torrigiani di via Romana, di un torrino ottagonale da utilizzarsi come osservatorio astronomico e che ancora oggi dà il nome all’intero edificio: la Specola.

L’infelice posizione del torrino non permetteva, però, l’installazione di telescopi moderni e così già nel 1872 fu inaugurato un nuovo osservatorio sulle colline di Arcetri.

Evidentemente i fiorentini non possono fare a meno di alzare lo sguardo verso il cielo. E’ un insegnamento che deriva dal Sommo Poeta che, appena uscito dall’Inferno con la consapevolezza del male di cui sono capaci gli uomini, volge lo sguardo verso l’alto come volesse istintivamente distaccarsi da tutto ciò che è opera del diavolo.

E quindi uscimmo a riveder le stelle (Dante Alighieri)

E’ curioso notare come il Sommo Poeta abbia voluto terminare tutte e tre le cantiche proprio con la parola stelle. E se al termine del suo cammino nel Purgatorio, Dante, è ormai totalmente purificato dai suoi peccati

puro e disposto a salire alle stelle (Dante Alighieri)

alla fine del Paradiso è l’amore divino che determina il suo supremo appagamento.

l’amor che move il sole e l’altre stelle (Dante Alighieri)

DANIELE NICCOLI

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