Firenze 365, la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore del libro omonimo edito da apice Libri
Fatti e aneddoti legati alla storia della città di Firenze raccontati giorno per giorno
Un aiuto per conoscere la nostra semenza e per intuire il nostro futuro.
Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
me per seguir virtute e canoscenza (Dante, Inferno, canto XXVI)
19 novembre 1864 – Firenze capitale d’Italia
Il 19 novembre 1864 la camera approvò con 317 voti favorevoli e 70 contrari, la legge per il trasferimento della capitale del regno da Torino a Firenze. In Piemonte questa decisione determinò numerosi scontri tra le forze dell’ordine e chi temeva l’implosione dell’economia cittadina.
Anche in Toscana più di una voce si era sollevata contro l’operazione. Bettino Ricasoli la considerava addirittura una “gran sventura”. I timori erano più che fondati perché Firenze doveva attrezzarsi in pochi mesi a ricevere più di 30.000 persone sapendo, per di più, che si sarebbe trattato di una situazione transitoria
Si rese necessaria per Firenze una fase di rinnovamento urbanistico che permettesse da una parte di affrontare l’aumento della popolazione e dall’altra lo spostamento della Corte, del governo e del Parlamento. L’incarico di studiare e di realizzare il nuovo assetto della città fu affidato all’architetto Giuseppe Poggi. Molte furono le sue intuizioni meritevoli come per esempio la creazione del Campo di Marte, a est della città, del viale dei Colli in Oltrarno e, soprattutto, del Piazzale Michelangelo, meravigliosa terrazza sulla città.
Il Poggi aveva in mente una città di tipo europeo. Era rimasto molto colpito dai boulevard parigini e dal ring di Vienna per cui per collegare in maniera decorosa il centro della città con i nuovi quartieri residenziali pensò a dei larghi viali che però potevano essere realizzati solo grazie all’abbattimento delle mura nella zona a nord dell’Arno. Ciò determinò la distruzione del concetto stesso di città medioevale. E questo è veramente difficile perdonarlo sia al Poggi sia ai politici fiorentini, guidati da Ubaldino Peruzzi, che il 14 dicembre 1864 deliberarono per l’abbattimento delle mura arnolfiane.
Firenze, è vero, anche a me piace per la modestia e la gradevolezza.
Al mio tempo d’improvviso si cominciò a sciupare,
era diventata capitale (Lev Tolstoj)
Il successivo trasferimento della capitale a Roma con l’esodo di migliaia di persone provocò un vero disastro economico: case e negozi sfitti, cessazione di attività, disoccupazione, e infine il fallimento del comune nel 1878.
La crisi era così grave da far sembrare molto spocchiosa la frase che circolava a Firenze all’indomani dello spostamento della capitale e della Corte:
Torino piange quando il Prence parte,
Roma esulta quando il Prence arriva,
Firenze, culla della poesia e dell’arte,
se ne infischia quando arriva e quando parte
DANIELE NICCOLI
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