24 agosto 1245 – Scontri fra domenicani e patarini

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Croce al Trebbio 2
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Firenze 365, la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore del libro omonimo edito da apice Libri 

Fatti e aneddoti legati alla storia della città di Firenze raccontati giorno per giorno

Un aiuto per conoscere la nostra semenza e per intuire il nostro futuro.

Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
me per seguir virtute e canoscenza   (Dante, Inferno, canto XXVI)

24 agosto 1245 – Scontri fra domenicani e patarini

L’elezione di Sinibaldo Fieschi al soglio pontificio nel 1243 col nome di Innocenzo IV parve segnare un periodo di distensione fra il papato e l’impero. Le due parti si sarebbero dovute incontrare per un convegno che avrebbe dovuto essere risolutivo, ma all’ultimo il Papa, sospettando una trappola, invece che andare incontro a Federico II, si diresse a Lione dove indisse un Concilio durante il quale scomunicò l’imperatore.

Queste vicende ebbero ripercussioni anche a Firenze dove la politica del Papa era sostenuta dai frati domenicani in quel momento impegnati con Pietro da Verona e Ruggero Calcagni in una lotta, inizialmente vincente contro gli eretici patarini a loro volta protetti dal podestà filo-imperiale.

La mattina del 24 agosto 1245, mentre stavano predicando in prossimità del Battistero, i frati domenicani furono attaccati dagli eretici-ghibellini che si erano guadagnati anche l’appoggio delle classi più deboli. Gli scontri procurano centinaia di morti e l’espulsione di Pietro da Verona. Gli scontri però continuarono e Federico II fu costretto a inviare a Firenze il figlio illegittimo Federico D’Antiochia che consegnò il governo della città in mano ai ghibellini.

Un rigurgito guelfo del 1248 trasformò di nuovo Firenze in un campo di battaglia, ma furono ancora i ghibellini a prevalere e non tardarono a punire il partito avversario distruggendo una quarantina di torri delle famiglie guelfe.

Tra queste la torre del Guardamorto che era alta più di 70 metri. Si trattava di un edificio di proprietà degli Adimari nelle cui fondamenta si trovava un obitorio e nel quale si svolgevano tutte le pratiche necessarie in caso di decesso, dal riconoscimento da parte dei parenti, alla registrazione negli elenchi mortuari. Secondo la ricostruzione del Villani i ghibellini avrebbero voluto che la torre cadesse sul Battistero, ma la volontà divina decise diversamente:

Ma come piacque a Dio, per reverenza e miracolo del beato Giovanni,
la torre ch’era alta più di centoventi braccia, parve manifestamente,
quando venne a cadere, ch’ella schifasse la santa chiesa, e rivolsesi,
e cadde per lodritto della piazza, onde tutti i fiorentini si meravigliaro,
e il popolo ne fu molto allegro (Giovanni Villani)

A memoria delle imprese di Pietro da Verona contro i patarini, i fiorentini negli anni successivi eressero eressero esattamente nei luoghi dove avvennero gli scontri la Colonna della Croce al Trebbio e la Colonna di Santa Felicita. A ricordo delle sue battaglie con il demonio, apparso al santo sottoforma di cavallo nero, è rimasto invece un affresco sulla parete esterna della loggia del Bigallo.

Daniele Niccoli

 

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