Firenze 365, la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore del libro omonimo edito da apice Libri
Fatti e aneddoti legati alla storia della città di Firenze raccontati giorno per giorno
Un aiuto per conoscere la nostra semenza e per intuire il nostro futuro.
Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
me per seguir virtute e canoscenza (Dante, Inferno, canto XXVI)
6 ottobre 1308 – La morte del Barone
Dopo i fatti di sangue del maggio e del giugno del 1300, Corso Donati, capo della fazione dei Neri, fu condannato a morte in contumacia e costretto a fuggire a Roma dove godette della protezione di papa Bonifacio VIII. Quest’ultimo, grazie alle truppe di Carlo di Valois, fratello di Filippo IV Re di Francia, e al fidato podestà, Cante Gabrielli, rese possibile il rientro dei Neri a Firenze con il conseguente esilio dei Bianchi tra i quali figurava Dante.
I conflitti cittadini erano però lungi dal placarsi. Il nuovo papa, Benedetto XI, infatti, ambiva a riportare i Bianchi a Firenze, dove nel frattempo i Neri trovarono il modo di dividersi ulteriormente: da una parte i seguaci di Corso Donati, detto il Barone, con i suoi Donateschi e dall’altra quelli di Rosso della Tosa con i suoi Tosinghi.
Le lotte civili scoppiarono ancora una volta violente. Il malcontento nei confronti di Corso Donati, già molto diffuso, aumentò dopo il suo nuovo matrimonio con la figlia del più potente ghibellino toscano: Uguccione Della Faggiola. Di questa insofferenza si avvantaggiarono gli esponenti della parte avversa guidati da Geri Spini, Pazzino de’Pazzi, Betto Brunelleschi e dallo stesso Rosso della Tosa. Al termine del suo mandato come podestà a Treviso, Corso Donati fu citato in giudizio come debitore insolvente dallo stesso Pazzino de’ Pazzi.
Fu il preludio dello scontro finale. Corso Donati, in grossa difficoltà, prima si barricò nelle case di sua proprietà e poi tentò la fuga da Firenze. Secondo la leggenda sarebbe caduto da cavallo subito dopo la partenza precipitosa, rimanendo imbrigliato alla staffa e finendo straziato dall’incidente. In prossimità del convento di San Salvi fu raggiunto dagli avversari politici e ucciso. Era il 6 ottobre del 1308.
Questo fine ebbe messer Corso,
dal quale la patria e la parte de’ Neri
molti bene e molti mali riconobbe;
e se egli avesse avuto lo animo più quieto,
sarebbe più felice la memoria sua (Niccolò Macchiavelli)
Dante, suo irriducibile avversario politico, gli “dedicò” alcuni versi della Divina Commedia in cui si nota un certo compiacimento per la tragica fine:
“Or va” diss’el; “ che quel che più n’ha colpa
vegg’io a coda d’una bestia tratto
inver’ la valle ove mai non si scolpa
La bestia che a ogne passo va più ratto,
crescendo sempre, finch’ella il percuote
e lascia il corpo vilmente disfatto (Dante Alighieri)
Daniele Niccoli
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