13 giugno 1452 – La porta del Paradiso

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Firenze 365, la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore del libro omonimo edito da apice Libri 

Fatti e aneddoti legati alla storia della città di Firenze raccontati giorno per giorno

Un aiuto per conoscere la nostra semenza e per intuire il nostro futuro.

Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
me per seguir virtute e canoscenza   (Dante, Inferno, canto XXVI)

13 giugno 1452 – La porta del Paradiso

Nel 1401 la potente arte di Calimala indisse una gara per la costruzione di una delle porte del Battistero di San Giovanni. Per la costruzione furono stanziati 22 mila fiorini. Una cifra enorme che dimostra quanto fosse florida l’economia della città in quel periodo. La porta del tempio più antico della città, quello dedicato al suo santo protettore, d’altra parte giustificava una spesa di questo tipo.

La gara consisteva nel riprodurre una formella con l’episodio biblico di Abramo che sacrifica il figlio Isacco. Fra i concorrenti figuravano Donatello, allora quindicenne e Filippo Brunelleschi di poco più vecchio. La gara però fu vinta da Lorenzo Ghiberti che poi impiegò ben ventun anni per completare l’opera.

La porta è costituita da ventotto formelle che illustrano la vita di Cristo e fu posta nel vano centrale del Battistero. I committenti la giudicarono così bella che l’artista fu incaricato, senza bisogno di un ulteriore concorso, della realizzazione di un’altra porta. Questo secondo lavoro durò ben ventisette anni e vide il contributo anche di due discepoli del Ghiberti poi diventati insigni artisti: Michelozzo e Benozzo Gozzoli.

I risultati furono eccezionali: una porta con pannelli completamente dorati che rappresentavano una sintesi del Vecchio Testamento. In particolare la sesta formella illustrava le storie di Giuseppe tradito dai fratelli, ma poi diventato loro salvatore e artefice del loro benessere. I critici hanno voluto vedere in questa parte dell’opera un chiaro riferimento a Cosimo il Vecchio, prima esiliato dai suoi concittadini e poi richiamato in Patria quasi per acclamazione perché grazie a lui i fiorentini avrebbero potuto vivere una nuova stagione di benessere economico. La porta fu inaugurata il 13 giugno 1452.
Si dice che il grande Michelangelo, qualche anno più tardi, nell’ammirare l’opera del Ghiberti abbia esclamato:

è tanto bella, che starebbe bene alla porta del Paradiso

Che un altezzoso ed egocentrico come Michelangelo abbia pronunciato una frase come questa appare assai dubbio. E più probabile che il nome derivi dalla collocazione. La seconda porta, infatti, prese il posto della prima nel vano centrale del Battistero e all’epoca le porte principali dei templi in cui si celebrava il battesimo erano dette del Paradiso perché consentivano l’accesso al luogo in cui si acquisiva la Grazia.

Il Ghiberti ha voluto lasciare traccia di sé nelle sue opere più famose con la realizzazione di due autoritratti. Nella prima porta egli appare in età giovanile con il tipico copricapo fiorentino dell’epoca, mentre nella seconda è ormai più attempato e quasi completamente calvo.

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Daniele Niccoli

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