28 aprile 1554 – Perseo e la Medusa

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Firenze 365, la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore del libro omonimo edito da apice Libri 

Fatti e aneddoti legati alla storia della città di Firenze raccontati giorno per giorno

Un aiuto per conoscere la nostra semenza e per intuire il nostro futuro.

Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
me per seguir virtute e canoscenza   (Dante, Inferno, canto XXVI)

28 aprile 1554 – Perseo e la Medusa

Il 3 novembre 1500 Elisabetta Granacci, dopo aver partorito due gemelli morti, diede alla luce un figlio maschio che riempì di gioia il marito Giovanni:

Signore ti ringrazio con tutto il cuore mio.
Questo m’è molto caro e sia il benvenuto

Fu così che venne al mondo Benvenuto Cellini che non sempre rese onore al nome gentile che gli aveva imposto il padre, ma che fu una delle figure di spicco del Rinascimento italiano. Il suo carattere tumultuoso lo rese protagonista di risse come quella che finì con l’uccisione dell’orefice romano Pompeo de’ Capitaneis, ma anche di episodi di grande coraggio come quando, durante la difesa di Roma, uccise con un colpo di archibugio il comandante dei Lanzichenecchi Carlo III di Borbone e ferì il suo successore principe d’Orange.

Ebbe una vita sessuale dissoluta. Fu processato e condannato per sodomia. Ebbe numerosi amanti tra prostitute e ragazzi di bottega. Passò un lungo periodo nelle prigioni di Castel Sant’Angelo dopo essere stato condannato per il furto di beni del Papa durante il sacco di Roma.

Fu protagonista di una rocambolesca ma, sfortunata fuga. Insomma fu un tipico figlio del ‘500, ribelle e impulsivo, ma anche grande scultore e orafo insuperabile. Lavorò per i più importanti signori d’Italia, per papa Clemente VII, ma soprattutto per Francesco I re di Francia e per Cosimo I de’ Medici.

Per il primo realizzò la Saliera d’oro raffigurante la terra e il mare che oggi è custodita presso il Kunsthistorisches Museum di Vienna. Per il secondo realizzò invece il Perseo con la testa di Medusa, opera che gli garantì la gloria di grande scultore. Per la realizzazione del Perseo eseguì una tecnica rivoluzionaria che prevedeva l’utilizzo di una lega con poco stagno e molto rame. Lo stagno, secondo Cellini, avrebbe fatto indurire il materiale e reso problematica la realizzazione dell’opera. La fusione, così come viene raccontata dall’artista nella sua autobiografia, risultò un’operazione epica con lo scultore preso da febbri

credo certo che in poche ore questo gran male m’arà morto

con il fuoco che danneggiò il tetto, un temporale che abbassò la temperatura della fornace e infine con l’insufficienza dello stagno a cui il Cellini rimediò gettando nella fusione tutte le stoviglie di casa.

Forse il racconto è un po’ romanzato, ma di sicuro il risultato è quello che vediamo in Piazza della Signoria dal 28 aprile 1554.

Un personaggio così egocentrico come il Cellini però non poteva contentarsi e infatti se guardiamo la nuca del Perseo possiamo notare come l’elmo e i capelli si trasformino nell’autoritratto del più maledetto tra gli fiorentini del cinquecento.

Daniele Niccoli

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