4 settembre 1260 – Battaglia di Montaperti

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Firenze
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Firenze 365, la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore del libro omonimo edito da apice Libri 

Fatti e aneddoti legati alla storia della città di Firenze raccontati giorno per giorno

Un aiuto per conoscere la nostra semenza e per intuire il nostro futuro.

Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
me per seguir virtute e canoscenza   (Dante, Inferno, canto XXVI)

4 settembre 1260 – Battaglia di Montaperti

Il 4 settembre 1260 nei pressi di Siena, a Montaperti, si fronteggiarono le truppe della coalizione ghibellina guidate dai senesi e quelle dell’alleanza guelfa sotto il comando dei fiorentini. La motivazione ufficiale del conflitto era da ricercare nel mancato rispetto, da parte senese, degli accordi siglati nel luglio del 1255 al termine di una precedente guerra che si era conclusa con la vittoria di Firenze.

Secondo quei trattati, i senesi, non avrebbero potuto dare ospitalità ai fuoriusciti fiorentini. Cosa che invece puntualmente accadde. Le due città erano divise da una duratura rivalità politico-economica. Firenze ambiva ad estendere il proprio controllo su la via Francigena, l’importante strada che univa Roma al Nord dell’Europa e che nel XIII secolo passava per la Toscana orientale.

In più gli ottimati dei due Comuni erano per lo più banchieri che si facevano concorrenza su tutte le principali piazze europee. Lo scontro era inevitabile.
I due eserciti si fronteggiarono in prossimità del torrente Arbia a sud-est di Siena. Dopo alcune fasi alterne della battaglia, i ghibellino-senesi attaccarono i fiorentini. In contemporanea all’attacco ghibellino, Bocca degli Abati, seppur ufficialmente al fianco dei guelfi fiorentini, si avvicinò al porta stendardo fiorentino, Jacopo de’ Pazzi, e gli tranciò di netto la mano che reggeva l’insegna.

Piangendo mi sgridò: «Perché mi peste?
se tu non vieni a crescer la vendetta
di Montaperti, perché mi moleste? (Dante Alighieri)

Secondo alcune ricostruzioni Bocca degli Abbati sarebbe stato un infiltrato ghibellino nelle fila guelfe, secondo altre, più banalmente l’episodio troverebbe radici nella gelosia di Bocca per l’amore fra Jacopo Pazzi e Cecilia Gherardini. Comunque sia, il fatto causò un notevole sconcerto tra le file guelfe mentre nello stesso momento in quelle ghibelline, si alzò l’invocazione a San Giorgio. Si trattava del segnale d’attacco per le forze guidate dal conte d’Arras, che personalmente attaccò e uccise il comandante generale dei fiorentini, Jacopo Randoni da Modena. Il successivo disorientamento provocò la definitiva rotta dei guelfo-fiorentini che furono bloccati sul fiume Arbia e uccisi in gran numero.

Ond’io a lui: “lo strazio e ‘l grande scempio
che fece l’Arbia colorata in rosso,
tal orazion fa far nel nostro tempio”  (Dante Alighieri)

Daniele Niccoli

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