18 dicembre 1565 – Matrimonio di Francesco I e Giovanna d’Austria

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Firenze 365, la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore del libro omonimo edito da apice Libri 

Fatti e aneddoti legati alla storia della città di Firenze raccontati giorno per giorno

Un aiuto per conoscere la nostra semenza e per intuire il nostro futuro.

Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
me per seguir virtute e canoscenza   (Dante, Inferno, canto XXVI)

18 dicembre 1565 – Matrimonio di Francesco I e Giovanna d’Austria

 All’età di quarant’anni Cosimo I aveva definitivamente stabilito il potere assoluto su Firenze e la Toscana, ma la circostanza, per niente scontata al momento del suo insediamento, non gli assicurava ancora il titolo di Granduca e la garanzia di stabilire una dinastia duratura.

Il matrimonio del primogenito Francesco diventò quindi determinante per il raggiungimento di questi scopi. Al giovane rampollo della famiglia Medici fu imposta l’unione con Giovanna d’Austria, figlia dell’imperatore Ferdinando I d’Asburgo. Fu un successo della diplomazia ma non certo dell’amore visto il legame che univa da qualche tempo Francesco alla nobildonna veneziana Bianca Cappello.

Il matrimonio fu ugualmente celebrato con grande sfarzo tanto che il cerimoniale previde anche l’inaugurazione della fontana del Nettuno realizzata da Bartolomeo Ammannati su progetto di Baccio Bandinelli morto nel frattempo.

L’acqua giungeva fino a piazza della Signoria attraverso un ingegnoso acquedotto che partiva dalla fonte alla Ginevra, presso Porta San Giorgio. In occasione del matrimonio fu inaugurato anche il corridoio, realizzato da Giorgio Vasari, che permetteva a Cosimo I e alla sua famiglia di spostarsi da Palazzo Vecchio fino alla grotta del Buontalenti all’interno del giardino di Boboli.

Grazie a questo corridoio i signori di Firenze potevano muoversi dal Palazzo del governo alla loro nuova residenza di palazzo Pitti senza attraversare la città e quindi senza pericolo. L’accorgimento era tutt’altro che banale considerando che il predecessore di Cosimo I era stato ucciso e che molti suoi antenati erano stati vittime di attentati e congiure.

Il percorso prevedeva il passaggio sopra le botteghe di Ponte Vecchio che, per quel motivo, cambiarono destinazione d’uso: non più macellai (o beccai, come si diceva allora) con i loro cattivi odori ma oreficerie in grado di dare lustro al passaggio del Duca. Al momento della costruzione della galleria si aprì un contenzioso con la famiglia Mannelli che rischiava di veder abbattuta la torre di sua proprietà. Peraltro l’ultima torre difensiva rimasta sul ponte. Per non ritardare troppo i lavori alla fine Vasari fu costretto a far passare il corridoio intorno alla torre costruendo un ballatoio sorretto da mensole di legno. Oltrepassato l’Arno, il corridoio passa all’interno della Chiesa di Santa Felicita dove il Vasari realizzò un balcone dal quale i componenti della famiglia regnante potevano assistere alla Messa senza essere visti.

Durante la seconda guerra mondiale quando i nazisti decisero di far saltare tutti i ponti della città, tranne Ponte Vecchio, il corridoio vasariano rimase l’unico punto di attraversamento dell’Arno e fu sfruttato per il passaggio delle truppe partigiane.

Daniele Niccoli

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