17 maggio 1527 – La cacciata dei muli

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Palazzo Medici 1
Tuttosesto

Firenze 365, la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore del libro omonimo edito da apice Libri 

Fatti e aneddoti legati alla storia della città di Firenze raccontati giorno per giorno

Un aiuto per conoscere la nostra semenza e per intuire il nostro futuro.

Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
me per seguir virtute e canoscenza   (Dante, Inferno, canto XXVI)

17 maggio 1527 – La cacciata dei muli

Durante il sacco di Roma perpetrato dai Lanzichenecchi al soldo dell’Imperatore Carlo V, papa Clemente VII, Giulio de’ Medici, fu prima costretto a rifugiarsi all’interno di Castel Sant’Angelo e poi imprigionato in un palazzo del quartiere Prati. Quei tragici eventi ebbero importanti ripercussioni anche sulla vita politica di Firenze, dove già il 26 aprile era scoppiato un tentativo di rivolta sedato a fatica dai mercenari della Signoria. Fu in quell’occasione che l’assalto della folla inferocita a Palazzo Vecchio provocò la rottura del braccio sinistro del David di Michelangelo.

Il 16 maggio, una rivolta più imponente determinò l’abbattimento del potere mediceo. Il cardinale Silvio Passerini da Cortona, dal 1524 governatore della città per volere del Papa, lasciò Firenze. Insieme a lui furono costretti a partire i giovani rampolli di casa Medici: Ippolito, figlio naturale di Giuliano duca di Nemours e Alessandro, riconosciuto come figlio naturale da Lorenzo duca d’Urbino, ma molto più probabilmente generato dello stesso Papa con una governante mulatta.

Insieme a loro partirono gli artisti più legati al potere mediceo come Giorgio Vasari e Baccio Bandinelli. L’insurrezione fu sostenuta anche da Clarice de’ Medici, sorella di Lorenzo duca d’Urbino e nipote del Magnifico. Clarice aveva molti motivi per non amare il Papa. Nel 1526 aveva dato in ostaggio ai Colonna il marito Filippo Strozzi mettendo a repentaglio la sua vita. Inoltre il Papa aveva posto il futuro di Firenze nelle mani dei due bastardi ignorando completamente i discendenti diretti del Magnifico e cioè i membri della sua famiglia e la nipote Caterina (per altro giovanissima). Fu la stessa Clarice a cacciare Ippolito e Alessandro dal Palazzo di via Larga il 17 maggio 1527.

Partite dalla casa nella quale non avete diritto di rimanere,
e da una città che non ha nessuna affezione per voi.
Perché in quest’ora triste incombe su di me
di sostenere l’onore della famiglia  (Clarice de’ Medici)

Il 31 maggio con l’elezione del Gonfaloniere Niccolò Capponi nacque la terza Repubblica fiorentina così fortemente ispirata alla politica savonaroliana d’intransigenza religiosa che nel febbraio 1528 fu ripetuta la spettacolare cerimonia della proclamazione di Cristo re di Firenze. La guerra tra muli e cavalli di razza era però solo all’inizio. Alessandro sarebbe tornato Signore di Firenze. Ippolito sarebbe morto di malaria o, forse, avvelenato dallo stesso Alessandro. I figli di Clarice avrebbero combattuto contro il nuovo duca Cosimo I e Caterina sarebbe diventata regina ma lontana dalla sua Firenze.

Daniele Niccoli

 

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